Introduzione
Questo è il mio primo articolo di una lunga serie (spero!) dedicata ai musei che visito ed ho visitato, sia italiani che esteri. Vi racconterò un po' in linea generale dei musei, delle collezioni, della loro storia dedicandomi contemporaneamente ad una sorta di "recensione", del tutto personale, dove analizzerò i pro ed i contro della mia visita.
Se siete pronti, cominciamo!
Il Museo di Antropologia è uno dei 3 musei facente parte del grande Museo dell'evoluzione, sito all'interno di un grande edificio in Via Selmi costruito in epoca costruito tra gli 20 e 30 del secolo scorso. Il Museo è suddiviso in tre collezioni o 'sottomusei':
-La Collezione di Zoologia che si sviluppa al piano terra e al primo piano, ed è ricco di reperti imbalsamati e di altri materiali provenienti da collezioni del XIX-XX secolo. E' ricca di varietà animali, tanto che è possibile fare una sorta di viaggio "biogeografico" per via della suddivisione 'regionale' delle varie sezioni. Ma rimarrete davvero colpiti per la quantità e varietà delle specie. Il secondo piano è leggermente più "moderno" in quanto troviamo diorami di ogni tipo, ricostruzioni su varie fasi della vita e degli organismi, ed altri argomenti molto interessanti che interessano, appunto, il mondo della zoologia. Ad un certo punto, vi sentirete anche osservati. Non vi parlerò qui nel dettaglio di questa collezione in quanto, l'unico giorno disponibile, non sono riuscito a visitarla per via di alcuni lavori, mentre le altre due collezioni sì (che tratterò a parte). Il problema è che, come il Museo Geologico Capellini (facente parte sempre del Sistema Museale d'Ateneo), si tratta di un museo antico che risponde ad altrettanti leggi, infatti sarebbe meglio parlare di "museo nel museo" in quanto le collezioni si presentano (tranne ove possibile, sempre per legge) come erano state precedentemente strutturate: vetrine (antiche) sparse per le varie sale che contengono tanti reperti, infatti non esistono 'aree di stoccaggio con tutti i reperti che sono sparsi per il museo, per i corridoi e le aule dell'edificio (già, le lezioni dei biologi e dei naturalisti da quelle parti si svolgono il più delle volte tra questi grandi vetrine). Da quello che ricordo, ci sono varie leggi che impediscono la sostituzione delle vetrine e la possibilità di "modificare" la collocazione degli oggetti;
-Al secondo piano troviamo la Collezione di Anatomia Comparata. Qui non mi dilungo molto perché sono riuscito a visitarla quindi ve ne parlerò in separata sede. Vi posso solo dire che è strapieno di reperti ossei, scheletri completi appartenenti alle più disparate specie. La peculiarità di questo museo è la sezione 'tattile', nel senso che il visitatore ha la possibilità di toccare con mano alcuni reperti. Il Museo, sotto questo punto di vista, è stato proprio il primo museo d'Europa ad ideare questa strategia, che sta alla base dei musei moderni;
-Al terzo piano troviamo la Collezione di Antropologia, un piccolo gioiellino che con poco spazio (minore rispetto alle altre due collezioni) permette di fare una carrellata sulle varie specie umane che hanno popolato il nostro pianeta e sui loro manufatti. alla fine, in ordine cronologico, si arriva a varie sezioni che mostrano le scoperte effettuate nel bolognese.
Un percorso un po' un po' stretto ma ricco di sorprese
Appena entrato al museo, mi sono ritrovato alla mia destra un corridoio con scheletri umani recenti e davanti l'inizio vero e proprio. Sostanzialmente, quando si devono mettere in mostra reperti paleontologici, è sempre indicato un "percorso a tappe": dal reperto più antico a quello più recente. Il museo, per via anche della struttura dell'edificio, si trova in una condizione tale da dover rispettare forzatamente questa percorso. infatti la parte che interessa l'evoluzione umana si trova (a parte quella iniziale) fa da contorno al soffitto della Collezione di Anatomia Comparata, dove è possibile ammirare dall'alto la balenottera, il pezzo forte della collezione.
L'entrata è strutturata in modo tale da dare un'infarinatura sugli ominini in generale, facendo una sorta di introduzione sulle relazioni tra i primati. Ci sono vari pannelli che mostrano le varie parentele e divergenze tra i primati, altri che mostrano primati antichi come
, ed è presente una sorta di plico che contiene le informazioni di tutti questi antichi primati, oltre ad avere anche nella vetrina 'pseudofilogenetica' vari crani e mandibole dei vari primati antichi e odierni (basta dare una piccola occhiata per notare le differenze tra di essi).
Subito dopo questa vetrina, ci si concentra sulla "culla dell'umanità", ed il tutto inizia con una ricostruzione in scala molto carina che raffigura un po' l'ambiente del tempo: la savana e la foresta. Si spiegano un po' le varie dinamiche ambientali, come si viveva in questi contesti e un po' la storia sul bipedismo. Beh, qui avrei azzardato un pochino inserendo qualche pannello in più spiegando le varie locomozioni che caratterizzano i primati, e le loro caratteristiche. In questo modo, credo, la carrellata sui primati sarebbe stata più completa.
Subito dopo incomincia forse la sala più "appetitosa", in quanto troviamo una sala/un corridoio che ripercorre un po' l'evoluzione delle australopitecine e del genere Homo. Infatti, rispettando sempre la geocronologia, vediamo un avvicendarsi di crani che partono dal più antico (australopitecine e parantropi), per passare da specie di transizione del genere Homo fino ad arrivare praticamente al Neolitico e ad epoche un pochetto più recenti. Sulla destra abbiamo una serie di teche contenenti i crani, le mandibole e altre componenti ossee (perlopiù riproduzioni), e gli strumenti litici. Mi piace molto l'idea di non dividere i reperti litici con quelli ossei in quanto in questo modo si può notare come la cultura si sia evoluta in concomitanza con la biologia, anche per certi sensi in modo indipendente (per esempio, con i crani neanderthaliani troviamo anche strumenti 'Modo 3', che sono tipici proprio di questa specie).
Alla sinistra, invece, troviamo altri reperti ed una grande quantità di banner che ci spiegano tante cose. In primis, e sono contentissimo di questo, non trovo nessuna scala evolutiva. Anzi, appena si entra nella saletta si può vedere un grande banner che rappresenta l'evoluzione umana nel migliore dei modi.
Come avete potuto vedere dalla foto, questo tipo di rappresentazione lo troviamo su molti libri, come quelli del paleoantropologo Giorgio Manzi, e sono importantissimi per capire l'evoluzione umana per alcuni semplici motivi:
1) La scala evolutiva è una fake news, forse la più becera, proprio perché rappresenta una serie di primati che man mano presentano una postura sempre più bipede fino ad arrivare alla ""perfezione"", ovvero l'egocentrico Homo sapiens. In questo modo, invece, si rappresentano da un lato le varie relazioni tra le australopitecine e il genere Homo, e dall'altro la possibilità di mostrare che molte specie vissero contemporaneamente (e spesso anche negli stessi habitat);
2) Questo tipo di rappresentazione è una delle più fedeli dal punto di vista anche filogenetico, in quanto per certe specie è un po' difficile capire "chi discenda da chi" con i resti che abbiamo a disposizione. In questo modo, sempre secondo studi morfologici, posizioniamo certe specie incerti in certi punti del grafico, senza per forza collegarle con altre specie. A dire il vero, è così che andrebbero rappresentate le relazioni tra i vari organismi.
I seguenti banner ci danno molte informazioni sulle strategie comportamentali delle specie appartenenti al genere Homo, sulla distribuzione (paleo)biogeografica e come (e dove) queste specie si sono diffuse, le differenze anatomiche tra Homo sapiens ed Homo neanderthalensis, sulla dieta, ecc. Molti banner sono dedicati al Neanderthal, e questo sia assolutamente un bene in quanto, purtroppo, esistono troppe "dicerie" su questa meravigliosa specie ed in questo modo, invece, si mostra come fosse complessa come specie, molto simile alla nostra (o il contrario), evidenziando tutte le recenti scoperte che rendono giustizia al nostro caro cugino.
Sempre in questo corridoio alla destra, saltano all'occhio tre scheletri: uno appartiene ad un Neanderthal proveniente da Israele, mentre gli altri due appartengono a due individui di genere maschile e femminile, appartenenti ad Homo sapiens. Qui troviamo i pezzi forti che caratterizzano l'Emilia Romagna in quanto, Fornace Cappuccini, è un importantissimo insediamento Neolitico che si trova nei pressi di Faenza. Alla fine del corridoio è presente una teca con reperti neolitici del territorio emiliano-romagnolo (resti di canidi, di altri animali e di reperti litici) per poi concludere con un banner dove si spiega cos'è il Neolitico, che cosa ha comportato la transizione Mesolitico-Neolitico accompagnato da una teca contenente reperti e riproduzioni di cultura paleolitica (si intravedono anche alcune 'venere').
Usciamo da questo corridoio per addentrarci in altri relativamente rapidi da visitare, in quanto è presente una riproduzione di una pittura rupestre, altri strumenti litici associati al Neolitico, un altro scheletro di Fornace Cappuccini (questa volta si tratta di un individuo infantile, che aveva circa 7-8 anni d'età). Questo, diciamo, è un angolino dedicato proprio al sito appena citato, infatti possiamo leggere alcune informazioni che riguardano la storia del luogo e dei ritrovamenti.
Mancano le ultime 3 sale. La prima rappresenta la fine dell'ultimo corridoio che sfocia in una grande vetrina dedicata a Grotta del Farneto, celata nel cuore del Parco dei Gessi e dei Calanchi, a San Lazzaro in Savena. Un parco bellissimo, molto importante dal punto di vista geo-paleontologico. La grotta è celebre per alcune sepolture risalenti all'Età del Bronzo che sono perlopiù conservati nel Museo della preistoria di San Lazzaro (prima o poi, riuscirò a visitarlo).
La seconda sala mostra alcuni reperti etruschi (qui entriamo in un campo prettamente archeologico, ma Bologna è una città d'origine etrusca, conosciuta all'epoca come Fèlsina). Se siete appassionati di archeologia, il Museo Archeologico di Bologna è probabilmente uno dei più ricchi del Nord Italia in quanto troviamo una sezione dedicata alla cultura egizia (è il secondo Museo per grandezza e per numero di reperti dopo quello di Torino), ed altre dedicate appunto agli etruschi, ai romani e ai greci. Insomma, basta visitare un po' di Musei a Bologna per riuscire a fare una bel tuffo nel passato. Oltre a questi reperti abbiamo anche scheletri provenienti dai Giardini Margherita di Bologna, un po' di reperti utilizzati nel campo dell'antropologia ed una sezione dedicata "agli scavi", dove per molti bambini è possibile far fare una sorta di esperienza di scavo con queste bacinelle ricche di sedimenti. Molto interessante è un tavolino vicino alla sezione degli scavi che contiene in formato cartaceo le pubblicazioni dei vari siti d'interesse paleo-antropologico appena citati, e altro materiale da consultazione. In questo modo, chi vuole approfondire lo può fare tranquillamente. In effetti, un Museo dovrebbe far in modo di coinvolgere persone di tutte le età e dar la possibilità a chi vuole approfondire, di farlo in situ, così che possa avere anche un confronto 'diretto' con i reperti. Certe volte è un po' estenuante leggere una ricerca ed avere a disposizione solo qualche foto.
Infine, abbiamo tante teche con tanti busti (veramente tanti), che rappresentano (o rappresentavano) le varie etnie. Come un circuito, ritorno praticamente da dove sono entrato, e qui sono collocati vari reperti che mostrano deformazioni, e altre malattie "fossilizzate".
Pro e contro
Questo è un piccolo gioiellino del bolognese che forse passa perlopiù inosservato, come del resto anche le altre Collezioni del Museo dell'Evoluzione in quanto, ahimè, è poco pubblicizzato esternamente. Io lo conoscevo perché sostanzialmente ho studiato da queste parti, ma turista ci passerà per caso forse molto raramente. E' un peccato perché tutto il complesso potrebbe essere considerato alla stregua di un Museo di Storia Naturale, ma per certi versi è dispersivo in quanto le Collezioni funzionano anche autonomamente (anche per quanto riguarda gli orari).
Per quanto riguarda solo la Collezione di Antropologia, non nego che ci sono molto legato perché vidi per la prima volta (all'età di 23 anni) dei crani neanderthaliani proprio qui, ma se devo dare un giudizio neutro posso tranquillamente dire che la Collezione merita tantissimo, stimola dal punto di vista didattico, i pannelli/banner e i reperti, seppur in spazi relativamente stretti, si riesce a dare il giusto risalto ai reperti che osserviamo, sia da un punto di vista visivo che dell'informazione.
Caratteristiche positive da tenere in considerazione per un Museo di Storia Naturale ideale:
-Il percorso cronologico;
-Banner/pannelli sono esaustivi;
-Il percorso, anche se involontariamente per via della struttura dell'edificio, è un percorso che inizia/termina dallo stesso punto, come se fosse un circuito. Questo rende meno dispersiva la Collezione in quanto siamo "costretti" a passare davanti ad ogni reperto esposto. In questo modo noo c'è il rischio di 'dimenticarsi' di vedere qualcosa;
-Materiale consultabile, tale da permettere a chi volesse approfondire lo può fare attraverso le pubblicazioni che riguardano i reperti esposti (e non solo!).
Caratteristiche che in generale potrebbero essere migliorate secondo me:
-Si può aggiungere qualche pannello in più che racconta in modo, un pochino più approfondito, la differenza tra i vari primati (per esempio, non parlare solo del bipedismo ma di tutte le locomozioni che caratterizzano i primati);
-Forse, qualche foto dei reperti originari potrebbe in qualche modo rendere la visita più 'immersiva'(anche se questo, tutto sommato, non lo considero obbligatorio;
-Assieme al pannello del 'bivio' tra parantropi e Homo, avrei aggiunto anche un grafico delle distanze morfologiche (come quello che si trova nel Museo di Burgos, o sui libri di Giorgio Manzi). Questo darebbe la possibilità al visitatore di avere un quadro un po' più completo sull'evoluzione degli ominini, ed immergerebbe un po' il visitatore nel "dietro le quinte" della paleontologia umana e paleoantropologia: come si studiano i reperti, quali sono le tecniche di studio (per esempio, la Paleontologia Virtuale, le Tac, ecc.).
Testo: Mattia P.
Foto: Mattia P.
Galleria
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